La storia del caffè: dalle origini africane all’espresso italiano

Alessia Articoli (3)

Il caffè non è solo una bevanda: è un rito, un’abitudine sociale, un simbolo culturale che unisce popoli di tutto il mondo. Che sia sorseggiato lentamente in un caffè parigino o bevuto al volo al bancone di un bar italiano, il caffè è entrato nel quotidiano di miliardi di persone. Ma qual è la vera storia del caffè? Dove nasce questa bevanda, e come è arrivata a diventare l’espresso italiano, riconosciuto oggi come patrimonio immateriale?

Scopriamolo in un viaggio che parte dai monti dell’Etiopia e arriva alle torrefazioni d’eccellenza italiane.

Le origini africane: tra leggenda e realtà

Secondo la leggenda più famosa, il caffè fu scoperto in Etiopia intorno al IX secolo da un pastore chiamato Kaldi, che notò come le sue capre fossero più energiche dopo aver mangiato le bacche rosse di una certa pianta. Kaldi assaggiò i frutti e ne avvertì l’effetto stimolante. I monaci locali, incuriositi, iniziarono a far bollire le bacche per restare svegli durante le lunghe ore di preghiera.

Ma al di là del mito, ci sono tracce storiche che indicano che il caffè veniva coltivato e utilizzato in Africa orientale, in particolare nelle zone dell’attuale Etiopia e Sudan, già dal XIII secolo. All’epoca, però, non si tostavano i chicchi: le bacche venivano macinate e mescolate con grassi per formare delle sorte di “palline energetiche”.

Dallo Yemen al mondo arabo

È nello Yemen, tra il XV e il XVI secolo, che il caffè inizia ad assumere la forma più vicina a quella che conosciamo oggi. I monaci sufi utilizzavano una bevanda chiamata “qahwa”, ottenuta dai chicchi tostati e bolliti, per restare vigili durante le veglie religiose.

Da qui, il caffè si diffuse rapidamente in tutto il mondo arabo. Le prime case del caffè, chiamate qahveh khaneh, nacquero in città come La Mecca, Il Cairo e Damasco, diventando veri e propri luoghi di incontro per discutere di poesia, musica, politica e religione.

Per i musulmani, che non potevano consumare alcol, il caffè divenne una bevanda sociale alternativa. Non a caso, venne soprannominato “il vino dell’Islam”.

L’arrivo in Europa: sospetto, fascino e rivoluzione

Il caffè arriva in Europa nel XVII secolo attraverso i porti veneziani, grazie ai mercanti che lo importano dal Medio Oriente. Inizialmente, però, la bevanda è accolta con diffidenza: c’è chi la considera una “bevanda del diavolo” per via del suo colore scuro e degli effetti eccitanti.

Si racconta che fu addirittura Papa Clemente VIII a “santificare” il caffè: dopo averlo assaggiato, ne fu così colpito che lo dichiarò “degno di un battesimo cristiano”.

Da quel momento, la diffusione fu inarrestabile: Venezia, Vienna, Parigi e Londra videro nascere i primi caffè pubblici europei. In questi locali si incontravano filosofi, scienziati, artisti e commercianti. A Londra nacque persino la “Penny University”: con un penny si poteva bere caffè e ascoltare discussioni culturali.

Il boom del caffè nel mondo e la nascita delle piantagioni

A partire dal XVIII secolo, il caffè diventa uno dei prodotti più commerciati al mondo. Le potenze coloniali europee, accortesi del valore economico della pianta, iniziano a coltivarlo in zone tropicali: America Latina, Caraibi, Asia sud-orientale e Africa centrale.

Nascono così le grandi piantagioni, spesso legate a un passato oscuro fatto di schiavitù e sfruttamento. Il Brasile diventa rapidamente il maggior produttore mondiale, posizione che mantiene ancora oggi.

La coltivazione su larga scala rende il caffè sempre più accessibile e popolare in tutto il mondo.

L’Italia e l’invenzione dell’espresso

L’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nella trasformazione del caffè in arte e cultura. Alla fine dell’Ottocento, nascono i primi bar italiani, e si diffonde l’uso di servire il caffè con macchine a vapore.

Ma è nel 1901 che avviene la vera rivoluzione: Luigi Bezzera brevetta la prima macchina per espresso, in grado di preparare il caffè in pochi secondi, sotto pressione. Nasce così l’espresso, concentrato, intenso, con crema in superficie: una vera invenzione italiana.

Negli anni successivi, aziende come La Pavoni, Faema, Gaggia e Illy perfezionano la tecnologia, portando l’espresso in ogni angolo d’Italia e poi del mondo.

Il caffè oggi: tra tradizione, innovazione e sostenibilità

Oggi il caffè è una delle bevande più consumate al mondo, dopo l’acqua e il tè. Ogni giorno se ne bevono oltre 2 miliardi di tazze.

In Italia è un rituale quotidiano: il caffè al bar, il moka a casa, il macchiato dopo pranzo, l’espresso corretto… ogni occasione è buona per condividerlo. Il caffè è parte dell’identità nazionale, tanto che nel 2022 l’espresso italiano è stato candidato a patrimonio immateriale UNESCO.

Ma il mondo del caffè è in continua evoluzione. Oggi si parla di specialty coffee, di filiera etica, di torrefazioni artigianali, di metodi alternativi di estrazione (come Chemex, V60, AeroPress). Il caffè non è più solo una bevanda, ma una cultura in fermento, fatta di gusto, rispetto per l’ambiente e passione.

Conclusione

Dalle piantagioni dell’Etiopia alle caffetterie urbane, il caffè ha attraversato i secoli evolvendosi, adattandosi, conquistando. È stato monaco, viaggiatore, rivoluzionario, compagno di studio e amico dei risvegli.

E in ogni tazzina, oggi come ieri, c’è un piccolo mondo da scoprire: la storia di un chicco, la cura di chi lo lavora, la passione di chi lo serve, il piacere di chi lo beve.

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